I GIORNI TRISTI

Sono quelli che ci straziano dal dolore quando all’improvviso si compie il ciclo della vita e scompare chi ci è caro. È quello che accade in questi giorni ai familiari e ai soci del Club Alpino Italiano che hanno percorso almeno un tratto di sentiero con Vittorio Bedogni. Le complicazioni in esito a una breve malattia gli sono state fatali e ci ha lasciati sabato 13 aprile 2024.

Vittorio nasce nel 1943 e fin da adolescente è attratto dalla passione di frequentare le montagne. Caldo o freddo, neve o roccia, non c’è preferenza: è l’amore per il bello naturale a esprimere in sintesi la spinta che lo anima ad essere Alpinista. Con un ingrediente però che lo contraddistingue, quell’altruismo, quel desiderio di adoperarsi anche per gli altri appassionati che infaticabilmente ha profuso generosamente durante tutta l’esistenza.

Ingegnere di lungo corso (la sua tesi di laurea per l’ottimizzazione di un turbogetto è del 1968) si è sempre impegnato per studiare, approfondire e comprendere qualunque aspetto tecnico o di metodo che potesse contribuire a migliorare la sicurezza dei praticanti l’alpinismo e lo scialpinismo. Ma non pago, o meglio, ben cosciente che la diffusione degli insegnamenti ai praticanti fosse la chiave per un risultato efficace, ha operato con impegno nella Sezione CAI di Legnano, reggendone anche la presidenza, e fondato con altri pari una scuola di alpinismo e scialpinismo fin dal 1975, la “Guido Della Torre”.

Istruttore nazionale di alpinismo e di scialpinismo si è dedicato anche alla formazione e verifica degli allievi che aspiravano anch’essi al titolo di istruttore e contemporaneamente si è impegnato attivamente nell’allora Commissione Materiali e Tecniche, rappresentando proattivamente e autorevolmente il CAI in seno alla Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche, specificamente nella Commissione Sicurezza.

Il suo importante contributo nel sodalizio e in particolare alle scuole di formazione è testimoniato dai numerosi riconoscimenti conferitigli nel corso del tempo; basti ricordare il premio “Marcello Meroni” ricevuto nel 2009 e il “Gilardoni-Della Torre” nel 2022, e la comprova lampante è il vuoto assordate che la sua scomparsa fa già sentire a tutti noi.

Stretti al dolore dei familiari, chi sorretto da una fede, chi da una speranza, non possiamo che pazientare, custodire gelosamente il miglior ricordo di Vittorio nel nostro personale tabernacolo, ma soprattutto cercare di continuare la sua opera. Lui ne sarebbe assai felice, come nei giorni grandi.

Riposa in pace, amico caro.